Luca_Fabbri-sito   

MUSICA – IMMAGINE

 

 

E’ più “importante” il suono o l’immagine? Quale delle due forme d’arte comunica maggiormente? le due arti su quale piano, e come interagiscono fra loro? etc…

potremmo formulare domande all’infinito ma soprattutto, quesiti che si rivelano assolutamente inutili se partiamo da un postulato oggettivo:

 

- Le vibrazioni sonore si percepiscono anche senza l’uso dell’apparato uditivo.

- Le immagini visive non hanno, ad oggi, nessuna possibilità di essere percepite se non   tramite l’organo visivo.

         Sembra una considerazione lapalissiana, ovvia probabilmente per qualche d’uno scontata o banale. Siamo sicuri della sua banalità? (domanda retorica)

No! ovviamente. Ma per dipanare la questione dobbiamo fare almeno un piccolo passo indietro:

premesso che non è mia intenzione riportare la storia delle arti in questa sede, preferisco demandarla al vostro buon cuore, vorrei comunque porre alla vostra attenzione come  la musica sia, con la sola alternanza della poesia, la forma d’espressione artistica considerata ai vertici della “piramide comunicativa” delle arti sia nella storia della cultura occidentale che nella storia delle altre.

         - La Bibbia dice “ in principio dio disse: sia luce! E luce fù”(Gn 1,1,3):“ In principio c’era la parola….Tutto è stato fatto per mezzo di essa e senza di essa niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”(Gv 1,1,3) "la parola come suono divino" Ginfranoco Ravasi “Cantate a Dio con arte” da La musica e la bibbia 1992 pag 83

         -“La tradizione Vedica parla di un essere ancora immateriale che dalla quiete del non essere improvvisamente risuona, a poco a poco convertendosi in materia, e cosě diventa mondo creato.” M.Schneider “Il significato della musica” 1981 pg 19

                -“dal punto di vista teologico nessun’ arte può stare alla pari della musica”,che “è un dono sublime, datoci da Dio ed è simile alla teologia”. Lettera di Lutero ai musicisti Senfl 1530

                - Nell’epoca greca il pensiero di Pitagora e di Platone sull’armonia delle sfere si trova enunciato chiaramente nelle parole di Filolao: “Secondo Filolao i rapporti musicali esprimono nel modo più tangibile ed evidente la natura dell’armonia universale e perciò i rapporti tra i suoni, esprimibili in numeri, possono essere assunti come modello della stessa armonia universale” E. Fubini “L’estetica musicale dall’antichità al ‘700” 1964 pg 20

                - La poesia: Il mezzo fisico in cui si esprime, cioè il suono, la parola, “ non conserva più il valore di oggetto sensibile, in cui l’idea può trovare la forma più conveniente….Il suono non conserva, come nella musica, un valore di per sé, che l’arte debba forgiare come obbiettivo, in cui si esaurisce. Il suono deve essere qui penetrato dall’idea, riempito da un determinato pensiero che esso esprime e deve apparire come semplice segno di questo contenuto.” Heghel “lezioni di estetica III”, parte I, pg  20,21

         A questo proposito ben fa notare E. Fubini nel suo saggio di estetica “….. Il carattere di maggiore spiritualità della poesia rispetto alle altre arti costituisce allo stesso tempo il suo pregio e il suo difetto, in quanto arriva a negare il suono come elemento sensibile…..Partendo dall’architettura fino alla musica si ha sempre una maggiore forza espressiva, una sempre maggiore capacità di astrazione e un crescente potere sul sensibile fino ad assoggettare la materia nella musica e a negarla poi nella poesia.” E. Fubini L’estetica musicale dal settecento a oggi” 1964 pg 90

         - La musica non rappresenta sentimenti determinati ma “ la gioia, il turbamento, il dolore, il terrore, il giubilo, la letizia, la serenità in se stessi e, potrebbe darsi in abstracto, dandone ciò che è essenziale, senza accessori, quindi anche senza i loro motivi” La musica ci darà l’essenza in sé, non il fenomeno, ci darà “ la universalità di semplice forma, senza la materia”. In altre parole la musica è la forma pura del sentimento. Schopenhauer “ Il mondo come volontà e rappresentazione” Laterza 1928-30 pg 326,327       

         Potremo andare avanti di citazione in citazione (ne godrebbe il mio Io), ma preferisco chiedervi sinceramente di soffermarvi a vivere, a sentire, a pensare il suono.

         Lo vogliate o no in presenza di un suono, almeno una parte di voi, del vostro corpo vibrerà con esso. Le onde sonore sono percepibili perfettamente dal nostro corpo anche in presenza di un grave deficit uditivo. Vi dice niente tutto ciò?…………” l'esperienza che il  bambino ha fatto nella sua crescita endouterina. Queste esperienze sono tutte affidate alla sensorialità (in primo luogo uditiva ma anche somoestesica, vestibolare, gustativa), che permetterà al feto di percepire i ritmi materni (cardiaci, respiratori, intestinali), i suoi propri ritmi e gli stimoli provenienti dall'ambiente esterno. Ne deriverà una interazione sensomotoria  matemo-fetale la cui caratteristica essenziale è la costanza e la ritmicità…….  ” Mauro Mancia .Riflessioni psicoanalitiche sul linguaggio musicale 1998                                                                 

            Io coniugherei la parola ritmo con la parola vibrazione. Le parole ritmo-vibrazione indicano parametri interdipendenti ed inscindibili, parametri fisici (assieme ad altri che qui non vale la pena di citare) che ci fanno definire tutto ciò con una parola molto semplice: suono

         Direi, senza spingerci troppo presuntuosamente in altri settori, che possiamo affermare che il suono sia una linea di continuità, una costante, un elemento comune e quindi universalmente riconoscibile tra la generazione, intesa come nascita dell’universo, e la generazione dell’essere umano.

         -“All’inizio dei tempi regnava il silenzio. Ma Dio c’era da sempre: era una melodia. E la melodia era Dio. Si chiamava Prajapati. Un rombo immenso squarciò lo spazio. Divise la melodia in miriadi di particelle. Come per incanto, queste si raggrupparono e diedero vita al cielo e alla terra, alla luna e alle stelle, ai monti e ai mari, agli alberi e ai fiori e alle bestie…..” citato in “Donna e Società 80 (1987) pg 125 (cfr, musica e Dossier 1-11-1986)

         Facciamo un ulteriore passo: suono – SUONO / sè – SE’. Può essere dunque un idea cosě folle associare i due elementi sè – suono e  SE’– SUONO (Urklanghe)?

         SE’ come vibrazione (SUONO) cosmica e sè come vibrazione terrena? forse un po’ troppo neo platonica come suggestione, ma io mi ci sono affezionato.

         Dunque il suono come esperienza primaria, ontogenica dell’essere umano.Io trovo tutto ciò affascinate e sinceramente credibile non so voi.

         Torniamo dunque al rapporto con l’immagine: essa prenderà il sopravvento nella nostra scala sensoriale, in età post parto, e vi rimarrà fino a quando……. già fino a quando? Bella domanda. In effetti vi rimane per sempre salvo non s' incorra in una improvvisa menomazione dell’organo visivo oppure……fino a quando non si decida di riportare alla luce, ed almeno su un piano paritario, la nostra esperienza primaria più profonda il Suono appunto.

         Va da sé che in altre epoche dove lo stimolo visivo aveva influenza minore nelle vita sociale dell’uomo l'esperienza sonora aveva una profonda e meno nascosta connessione con il nostro essere.

         Dicevamo, la possibilità di riportare esperienza sonora almeno sullo stesso piano dell’esperienza visiva, affrontiamo ad esempio il rapporto suono immagine tramite l’esperienza di due grandi registi quali:

-A. Hitchcok nel film "Psyco", la famosa scena della doccia si compone nel montaggio di ben 70 inquadrature in soli 45 secondi di durata, oppure l'effetto della carrellata all'indietro mentre lo zoom si avvicina, usato in " La donna che visse due volte" per dare il senso della caduta dall'alto. Momenti di vero terrore visivo.

-S. Kubrick il quale utilizza il tempo dell'azione come veicolo espressivo, rendendolo parte di quel tessuto comunicativo che ha sperimentato in ogni suo film.Le inquadrature sono spesso prolungate, esitanti come in "2001 Odissea nello spazio" o in "Shining" dove l'utilizzo innovativo della steadycam che per la maggior parte del film accompagna gli spostamenti degli attori: precedendoli o seguendoli a breve distanza, accentuando il carattere labirintico degli ambienti chiusi e dei lunghi corridoi dell'albergo, creando uno stato d'ansia costante, nel fruitore, per l’intera durata del film. Inoltre ogni volta che Kubrick intende creare un particolare stato di attesa o di suspence la macchina da presa si avvicina progressivamente e lentamente verso il soggetto che rimane fermo. Per di più se analizziamo anche la tecnica di montaggio utilizzata per rappresentare le visioni del bambino vediamo in genere, che dopo un primo piano di Danny, apparre la visione vera e propria, che è realizzata interrompendo bruscamente un'immagine di fondo con un'altra, in genere è di fortissimo impatto emotivo.

         Quanto analizzato ci fa capire come l’immagine sapientemente creata comunica di per se, senza nessun ausilio e/o supporto.

         I due registi presi come esempio ci dimostrano di conoscere molto bene la capacità comunicativa dell'immagine e di conseguenza di affrontare la problematica immagine-suono con grande maestria e consapevolezza. Le scene dei loro films vivono e trasmettono le emozioni senza il supporto del commento sonoro.

         L' inserimento del suono avviene come ulteriore elemento rafforzativo dell’opera, non come elemento a cui aggrapparsi per suscitare l’emozione della immagine. Il loro senso estetico è anche il risultato di un lavoro di integrazione fra diversi canali comunicativi: il contesto reale delle storie è un tessuto di immagine e musica, che i due registi consideravano fondamentale per veicolare emozioni nello spettatore.

         Se ci pensiamo bene, notiamo che al giorno d’oggi il suono viene spesso usato per rendere veritiere e credibili le immagini che ci circondano, in altre parole viene demandata al suono la funzione emotiva di un’ immagine in realtà realizzata in modo approssimativo e senza un contenuto emotivo.

         Pensate sia un banale deficit del regista? mancano forse le scuole di regia, di cinematografia o la capacità di leggere libri ?quali ad es: “Lezioni di regia” o “Teoria generale del montaggio” di Sergej M. Ejzenštejn  che peraltro sono anche“vecchiotti” ma incredibilmente attuali.

Direi di no !, forse vi sono ben altri motivi……..chi sa chi lo sa….

          Prendete una scena di un film qualunque e fate un semplice esperimento.


 Il concepire l’immagine senza funzione, la quale viene demandata al suono come forma comunicativa subliminale, crea un meccanismo di scissione emotiva nella nostra percezione, permettendo la reiterazione del messaggio (contenuto nell’immagine) con ovvia funzione puramente consumistica. Questo procedimento funziona infatti alla perfezione, in quanto da la possibilità all’utente di spostare l’emozione dell’immagine fuori da se stesso.

         L’immagine diventa quindi ripetibile un numero infinito di volte perchè messaggera di un impatto emotivo esterno al fruitore, e dunque non profondo. Questo suscita in chi guarda l’immagine il desiderio di rivederla quasi all’infinito, in quanto mai veramente ed interamente vissuta in modo profondamente appagante.

         La problematica musica immagine viene, credo, perfettamente intuita e descritta con formidabile anticipo nelle parole che seguono:

"…..In altre parole: le immagini cinematografiche, riprese dalla realtà, e dunque identiche alla realtà, nel momento in cui vengono impresse su pellicola e proiettate su uno schermo, perdono la profondità reale, e ne assumono una illusoria, analoga a quella che in pittura si chiama prospettiva, benché infinitamente più perfetta. Il cinema è piatto, e la profondità in cui si perde, per esempio, una strada verso l’orizzonte, è illusoria. Più pratico è il film, più questa illusione è perfetta. La sua poesia consiste nel dare allo spettatore l’impressione di essere dentro le cose, in una profondità reale e non piatta (cioè illustrativa). 
"La fonte musicale – che non e’ individuabile sullo schermo – e nasce da un ‘altrove’ fisico per sua natura ‘profondo’ – sfonda le immagini piatte, o illusoriamente profonde, dello schermo, aprendole sulle profondità confuse e senza confini della vita." Pier Paolo Pasolini, "La musica del film", opuscolo allegato all’album discografico Ennio Morricone.

         Se decidiamo, o abbiamo la possibilità, di ascoltare realmente la musica, scopriamo che l’immagine si formerà dentro noi in conseguenza ad una vibrazione corporea. La vibrazione prenderà corpo, si stratificherà, si radicherà nel nostro essere più profondo lasciando una traccia indelebile dentro di noi, dunque molto appagante in quanto vissuta nella vibrazione totale del nostro esistere.

         L’esperienza sonora appena descritta avviene dentro noi comunque ed a prescindere dalla nostra volontà, in quanto il nostro corpo vibrerà anche nella nostra inconsapevolezza.

         L’unione suono-immagine ha un suo profondo significato solo se ambedue le forme artistiche, vivono a “priori”.

         Se suono-immagine, sono funzione di sostegno una dell’altra, in quanto incapaci di comunicare realmente i modo autonomo, otteniamo un effetto devastante nel fruitore: la separazione del corpo dalla mente.

         Questa scissione, creata volutamente, ha il preciso scopo di portarci ad annullare la nostra singola entità, la nostra volontà di movimento nella sociètà, non come si potrebbe pensare: in un gruppo, ma in uno sciame.

         Gli sciami infatti “si differenziano dal singolo o dal gruppo, si radunano o si disperdono a seconda dell’occasione, spinti da cause effimere e attratti da obbiettivi mutevoli. Il potere di seduzione di obiettivi mutevoli è generalmente sufficiente a coordinare i loro movimenti rendendo superfluo ogni ordine dall’alto…..Gli sciami non sono squadre: non conoscono la divisione del lavoro. A differenza dei gruppi veri e propri non sono più dell’unità delle loro parti -  particelle autopropellenti”. Zigmunt Barman “ homo consumens”

         Il movimento dello sciame è dunque gestibile  attraverso cause effimere ed obbiettivi mutevoli che inducono il bisogno. Bisogno il quale a sua volta si può indurre facilmente con un operazione di eliminazione della capacità dell’essere umano di vibrare all’unisono con se stesso nell’unione corpo-mente.

         Abbiamo cosě capito come si può facilmente penetrare in una problematica già presente nella storia della cultura occidentale, la scissione degli elementi costituenti il’sè (corpo-mente), per ottenere un fantastico risultato:

la sapiente gestione del rapporto tra immagine e suono al fine di controllare le “emozioni” a scopi puramente economici.

         Ovviamente l’onnipotenza di chi crede di poter creare o gestire lo sciame, non tiene conto delle possibili conseguenze che vi potranno essere nella nostra società attuando e reiterando questi meccanismi. Ma questo è un capitolo che lascio volentieri alla constatazione della realtà che vivremo nei prossimi anni.

 

firma

© 2005 luca fabbri



 




   
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