E’ più “importante” il suono
o l’immagine? Quale delle due forme d’arte comunica maggiormente? le due arti
su quale piano, e come interagiscono fra loro? etc…
potremmo formulare domande
all’infinito ma soprattutto, quesiti che si rivelano assolutamente inutili se
partiamo da un postulato oggettivo:
- Le vibrazioni
sonore si percepiscono anche senza l’uso dell’apparato uditivo.
- Le immagini visive non
hanno, ad oggi, nessuna possibilità di essere percepite se non tramite l’organo visivo.
Sembra una
considerazione lapalissiana, ovvia probabilmente per qualche d’uno scontata o
banale. Siamo sicuri della sua banalità? (domanda retorica)
No! ovviamente. Ma per
dipanare la questione dobbiamo fare almeno un piccolo passo indietro:
premesso che non è mia
intenzione riportare la storia delle arti in questa sede, preferisco demandarla
al vostro buon cuore, vorrei comunque porre alla vostra attenzione come la musica sia, con la sola alternanza della
poesia, la forma d’espressione artistica considerata ai vertici della “piramide
comunicativa” delle arti sia nella storia della cultura occidentale che nella
storia delle altre.
- La Bibbia dice “ in principio dio disse: sia luce! E luce
fù”(Gn 1,1,3):“ In principio c’era la parola….Tutto è stato fatto per mezzo di
essa e senza di essa niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”(Gv 1,1,3) "la parola come suono divino" Ginfranoco
Ravasi “Cantate a Dio con arte” da La musica e la bibbia 1992 pag 83
-“La tradizione Vedica parla di un essere ancora immateriale
che dalla quiete del non essere improvvisamente risuona, a poco a poco
convertendosi in materia, e cosě diventa mondo creato.” M.Schneider “Il significato della musica” 1981 pg 19
-“dal punto di
vista teologico nessun’ arte può stare alla pari della musica”,che “è un dono
sublime, datoci da Dio ed è simile alla teologia”. Lettera di Lutero ai musicisti Senfl 1530
- Nell’epoca
greca il pensiero di Pitagora e di Platone sull’armonia
delle sfere si trova enunciato chiaramente nelle parole di Filolao: “Secondo
Filolao i rapporti musicali esprimono nel modo più tangibile ed evidente la
natura dell’armonia universale e perciò i rapporti tra i suoni, esprimibili in
numeri, possono essere assunti come modello della stessa armonia universale” E. Fubini “L’estetica musicale dall’antichità al ‘700”
1964 pg 20
- La poesia: Il
mezzo fisico in cui si esprime, cioè il suono, la parola, “ non conserva più il
valore di oggetto sensibile, in cui l’idea può trovare la forma più
conveniente….Il suono non conserva, come nella musica, un valore di per sé, che
l’arte debba forgiare come obbiettivo, in cui si esaurisce. Il suono deve
essere qui penetrato dall’idea, riempito da un determinato pensiero che esso
esprime e deve apparire come semplice segno di questo contenuto.” Heghel “lezioni di estetica III”, parte I, pg 20,21
A questo proposito ben fa notare E. Fubini nel suo saggio di
estetica “….. Il carattere di maggiore spiritualità della poesia rispetto alle
altre arti costituisce allo stesso tempo il suo pregio e il suo difetto, in
quanto arriva a negare il suono come elemento sensibile…..Partendo
dall’architettura fino alla musica si ha sempre una maggiore forza espressiva,
una sempre maggiore capacità di astrazione e un crescente potere sul sensibile
fino ad assoggettare la materia nella musica e a negarla poi nella poesia.” E. Fubini L’estetica musicale dal settecento a oggi” 1964 pg 90
- La musica non rappresenta sentimenti determinati ma “ la
gioia, il turbamento, il dolore, il terrore, il giubilo, la letizia, la serenità
in se stessi e, potrebbe darsi in
abstracto, dandone ciò che è essenziale, senza accessori, quindi anche
senza i loro motivi” La musica ci darà l’essenza in sé, non il fenomeno, ci darà “ la universalità di semplice
forma, senza la materia”. In altre parole la musica è la forma pura del
sentimento. Schopenhauer “ Il mondo come
volontà e rappresentazione” Laterza 1928-30 pg 326,327
Potremo andare avanti di citazione in citazione (ne godrebbe
il mio Io), ma preferisco chiedervi sinceramente di soffermarvi a vivere, a
sentire, a pensare il suono.
Lo vogliate o no in presenza di un suono, almeno una parte
di voi, del vostro corpo vibrerà con
esso. Le onde sonore sono percepibili perfettamente dal nostro corpo anche in
presenza di un grave deficit uditivo. Vi dice niente tutto ciò?…………” l'esperienza che il bambino ha
fatto nella sua crescita endouterina. Queste esperienze sono tutte affidate
alla sensorialità (in primo luogo uditiva ma anche somoestesica, vestibolare,
gustativa), che permetterà al feto di percepire i ritmi materni (cardiaci,
respiratori, intestinali), i suoi propri ritmi e gli stimoli provenienti
dall'ambiente esterno. Ne deriverà una interazione sensomotoria matemo-fetale la cui caratteristica essenziale
è la costanza e
la ritmicità……. ” Mauro Mancia .Riflessioni psicoanalitiche sul linguaggio musicale 1998
Io coniugherei la parola ritmo con la parola vibrazione. Le parole ritmo-vibrazione
indicano parametri interdipendenti ed inscindibili, parametri fisici (assieme
ad altri che qui non vale la pena di citare) che ci fanno definire tutto ciò
con una parola molto semplice: suono
Direi, senza spingerci troppo presuntuosamente in altri
settori, che possiamo affermare che il suono sia una linea di continuità, una
costante, un elemento comune e quindi universalmente riconoscibile tra la
generazione, intesa come nascita dell’universo, e la generazione dell’essere
umano.
-“All’inizio dei tempi regnava il silenzio. Ma Dio c’era da
sempre: era una melodia. E la melodia era Dio. Si chiamava Prajapati. Un rombo
immenso squarciò lo spazio. Divise la melodia in miriadi di particelle. Come
per incanto, queste si raggrupparono e diedero vita al cielo e alla terra, alla
luna e alle stelle, ai monti e ai mari, agli alberi e ai fiori e alle
bestie…..” citato in “Donna e Società 80 (1987) pg 125
(cfr, musica e Dossier 1-11-1986)
Facciamo un ulteriore passo: suono – SUONO / sè – SE’. Può
essere dunque un idea cosě folle associare i due elementi sè – suono e SE’– SUONO (Urklanghe)?
SE’ come vibrazione
(SUONO) cosmica e sè come vibrazione
terrena? forse un po’ troppo neo platonica come suggestione, ma io mi ci sono
affezionato.
Dunque il suono come esperienza primaria, ontogenica
dell’essere umano.Io trovo tutto ciò affascinate e sinceramente credibile non
so voi.
Torniamo dunque al rapporto con l’immagine: essa prenderà il
sopravvento nella nostra scala sensoriale, in età post parto, e vi rimarrà fino
a quando……. già fino a quando? Bella domanda. In effetti vi rimane per sempre
salvo non s' incorra in una improvvisa menomazione dell’organo visivo
oppure……fino a quando non si decida di riportare alla luce, ed almeno su un
piano paritario, la nostra esperienza primaria più profonda il Suono appunto.
Va da sé che in altre epoche dove lo stimolo visivo aveva
influenza minore nelle vita sociale dell’uomo l'esperienza sonora aveva una
profonda e meno nascosta connessione con il nostro essere.
Dicevamo, la possibilità di riportare esperienza sonora almeno
sullo stesso piano dell’esperienza visiva, affrontiamo ad esempio il rapporto
suono immagine tramite l’esperienza di due grandi registi quali:
-A. Hitchcok nel film "Psyco", la famosa scena
della doccia si compone nel montaggio di ben 70 inquadrature in soli 45 secondi
di durata, oppure l'effetto della carrellata all'indietro mentre lo zoom si
avvicina, usato in " La donna che visse due volte" per
dare il senso della caduta dall'alto. Momenti di vero terrore visivo.
-S. Kubrick
il quale utilizza il tempo dell'azione come veicolo espressivo, rendendolo
parte di quel tessuto comunicativo che ha sperimentato in ogni suo film.Le inquadrature sono spesso
prolungate, esitanti come in "2001 Odissea nello spazio"
o in "Shining" dove l'utilizzo innovativo della steadycam
che per la maggior parte del film accompagna gli spostamenti degli attori:
precedendoli o seguendoli a breve
distanza, accentuando il carattere labirintico degli ambienti chiusi e dei
lunghi corridoi dell'albergo, creando uno stato d'ansia costante, nel fruitore,
per l’intera durata del film. Inoltre ogni volta che Kubrick
intende creare un particolare stato di attesa o di suspence la macchina da
presa si avvicina progressivamente e lentamente verso il soggetto che rimane
fermo. Per di più se analizziamo anche la tecnica di montaggio
utilizzata per rappresentare le visioni del bambino vediamo in genere, che dopo
un primo piano di Danny, apparre la visione vera e propria, che è realizzata
interrompendo bruscamente un'immagine
di fondo con un'altra, in genere è di fortissimo impatto emotivo.
Quanto analizzato ci fa capire come l’immagine sapientemente
creata comunica di per se, senza nessun ausilio e/o supporto.
I due registi presi come esempio ci dimostrano di conoscere
molto bene la capacità comunicativa dell'immagine e di conseguenza di
affrontare la problematica immagine-suono con grande maestria e consapevolezza.
Le scene dei loro films vivono e trasmettono le emozioni senza il supporto del commento
sonoro.
L' inserimento del suono avviene come ulteriore elemento
rafforzativo dell’opera, non come elemento
a cui aggrapparsi per suscitare l’emozione della immagine. Il loro senso
estetico è anche il risultato di un lavoro di integrazione fra diversi canali
comunicativi: il contesto reale delle storie è un tessuto di immagine e musica, che i
due registi consideravano fondamentale per veicolare emozioni nello spettatore.
Se ci pensiamo bene, notiamo che al giorno d’oggi il suono
viene spesso usato per rendere veritiere e credibili le immagini che ci
circondano, in altre parole viene demandata al suono la funzione emotiva di un’
immagine in realtà realizzata in modo approssimativo e senza un contenuto
emotivo.
Pensate sia un banale deficit del regista? mancano forse le
scuole di regia, di cinematografia o la capacità di leggere libri ?quali ad es: “Lezioni di regia” o “Teoria
generale del montaggio” di Sergej M.
Ejzenštejn che peraltro sono anche“vecchiotti” ma
incredibilmente attuali.
Direi di no !, forse vi sono
ben altri motivi……..chi sa chi lo sa….
Prendete una scena di
un film qualunque e fate un semplice esperimento.
Il concepire l’immagine senza funzione, la quale viene
demandata al suono come forma comunicativa subliminale, crea un meccanismo di scissione
emotiva nella nostra percezione, permettendo la reiterazione del messaggio (contenuto
nell’immagine) con ovvia funzione puramente consumistica. Questo procedimento funziona
infatti alla perfezione, in quanto da la possibilità all’utente di spostare l’emozione
dell’immagine fuori da se stesso.
L’immagine diventa quindi ripetibile un numero infinito di
volte perchè messaggera di un impatto emotivo esterno al fruitore, e dunque non
profondo. Questo suscita in chi guarda l’immagine il desiderio di rivederla
quasi all’infinito, in quanto mai veramente ed interamente vissuta in modo
profondamente appagante.
La problematica musica immagine viene, credo, perfettamente
intuita e descritta con formidabile anticipo nelle parole che seguono:
"…..In altre parole: le immagini cinematografiche, riprese
dalla realtà, e dunque identiche alla realtà, nel momento in cui vengono impresse
su pellicola e proiettate su uno schermo, perdono la profondità reale, e ne
assumono una illusoria, analoga a quella che in pittura si chiama prospettiva,
benché infinitamente più perfetta. Il cinema è piatto, e la profondità in cui
si perde, per esempio, una strada verso l’orizzonte, è illusoria. Più pratico è
il film, più questa illusione è perfetta. La sua poesia consiste nel dare allo
spettatore l’impressione di essere dentro le cose, in una profondità reale e
non piatta (cioè illustrativa).
"La fonte musicale – che non e’ individuabile sullo schermo – e nasce da
un ‘altrove’ fisico per sua natura ‘profondo’ – sfonda le immagini piatte, o
illusoriamente profonde, dello schermo, aprendole sulle profondità confuse e
senza confini della vita." Pier Paolo
Pasolini, "La musica del film", opuscolo allegato all’album
discografico Ennio Morricone.
Se decidiamo, o abbiamo la possibilità, di ascoltare realmente
la musica, scopriamo che l’immagine si formerà dentro noi in conseguenza ad una
vibrazione corporea. La vibrazione prenderà corpo, si stratificherà, si
radicherà nel nostro essere più profondo lasciando una traccia indelebile dentro
di noi, dunque molto appagante in quanto vissuta nella vibrazione
totale del nostro esistere.
L’esperienza sonora appena descritta avviene dentro noi comunque
ed a prescindere dalla nostra volontà, in quanto il nostro corpo vibrerà anche nella nostra inconsapevolezza.
L’unione suono-immagine ha un suo profondo significato solo
se ambedue le forme artistiche, vivono a “priori”.
Se suono-immagine, sono funzione di sostegno una dell’altra,
in quanto incapaci di comunicare realmente i modo autonomo, otteniamo un
effetto devastante nel fruitore: la separazione del corpo dalla mente.
Questa scissione, creata volutamente, ha il preciso scopo di
portarci ad annullare la nostra singola entità, la nostra volontà di movimento
nella sociètà, non come si potrebbe pensare: in un gruppo, ma in uno sciame.
Gli sciami infatti “si differenziano dal singolo o dal
gruppo, si radunano o si disperdono a seconda dell’occasione, spinti da cause
effimere e attratti da obbiettivi mutevoli. Il potere di seduzione di obiettivi
mutevoli è generalmente sufficiente a coordinare i loro movimenti rendendo
superfluo ogni ordine dall’alto…..Gli sciami non sono squadre: non conoscono la
divisione del lavoro. A differenza dei gruppi veri e propri non sono più dell’unità
delle loro parti - particelle
autopropellenti”. Zigmunt Barman “ homo
consumens”
Il movimento dello sciame è dunque gestibile attraverso cause effimere ed obbiettivi
mutevoli che inducono il bisogno. Bisogno il quale a sua volta si può indurre
facilmente con un operazione di eliminazione della capacità dell’essere umano
di vibrare all’unisono con se stesso
nell’unione corpo-mente.
Abbiamo cosě capito come si può facilmente penetrare in una
problematica già presente nella storia della cultura occidentale, la scissione
degli elementi costituenti il’sè (corpo-mente), per ottenere un fantastico
risultato:
la sapiente gestione del rapporto
tra immagine e suono al fine di controllare le “emozioni” a scopi puramente
economici.
Ovviamente l’onnipotenza di chi crede di poter creare o gestire
lo sciame, non tiene conto delle possibili conseguenze che vi potranno essere
nella nostra società attuando e reiterando questi meccanismi. Ma questo è un
capitolo che lascio volentieri alla constatazione della realtà che vivremo nei
prossimi anni.